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Case Marian

Il recupero dell’antico borgo nel cuore di Cison di Valmarino

Un antico
edificio colonico

Le Case Marian sono un complesso situato ai piedi della collina dove si erge Castelbrando.

Si tratta di un edificio di tipo colonico risalente al XVII secolo, commissionato dal Conte Brandolini e destinato ai mezzadri che conducevano i suoi possedimenti rurali.

Nel 2014 le Case Marian sono state acquistate dalla Pro Loco di Cison di Valmarino e restaurate con la collaborazione del Comune, della Regione Veneto e di alcuni privati.

Attualmente la struttura funge da complesso per mostre, riunioni, incontri culturali.

Spazi espositivi
e di accoglienza

Al pianterreno delle Case Marian si ammira l’antica stalla, mirabilmente restaurata e disponibile per mostre, manifestazioni ed eventi, tra cui la celeberrima fiera di arti e mestieri “Artigianato Vivo”.

Il primo e il secondo piano risultano invece organizzati in camere singole e doppie. In particolare l’edificio principale delle Case Marian dispone di 5 camere doppie e 3 camere singole.

Il risultato è un’atmosfera naturale ed intima, uno stile essenziale e pulito, una rassicurante sensazione di casa. E così, nella più attuale comodità, è comunque un affascinante ritorno ad un mondo antico: “Quando sono arrivato ho avuto una sensazione di meraviglia, di un paese incantato” (Prof. V. Sgarbi)

Ubicazione:
La posizione del borgo in pieno centro storico permette di godere della vista su Castelbrando e di raggiungere a piedi la piazza del paese, uno dei “Borghi più belli d’Italia” e “Bandiera Arancione” del Touring Club. A breve distanza parte inoltre il percorso per le incantevoli “Vie dell’Acqua”.

Parcheggio:
Nelle vicinanze e gratuito.

Struttura – Locazione Turistica: 026018-LOC-00023:
4 camere matrimoniali con bagno, 3 camere singole con bagno, 1 camera matrimoniale con bagno privato esterno. Tutte le camere matrimoniali possono eventualmente essere predisposte con due letti singoli. Possibilità di letti aggiuntivi. Impegno a rispettare un rigoroso protocollo di pulizia rispettando le leggi locali, inclusa qualsiasi linea guida aggiuntiva sulla sicurezza o sulla pulizia.

Storia
Nel 1436 (dopo due anni dall’inizio delle sue prestazioni a servizio della Repubblica Veneta) il capitano di ventura Brandolino Brandolini viene ricompensato (assieme al compagno d’armi Erasmo da Narni detto il Gattamelata, che poi gli cederà la sua parte) con l’investitura del Feudo della Valmareno.

Da allora i Brandolini continuarono poi nell’arco di tre secoli a dare il loro contributo militare alla Repubblica di Venezia; in modo permanente come presidio nel territorio veneto dall’alto del loro castello e in modo occasionale –a chiamata- nelle varie campagne militari sia in terraferma (dall’Istria ad est, fino a Bergamo, a ovest, al confine col ducato di Milano attestato sul fiume Adda) sia nei territori di interesse commerciale di Venezia (dalle coste e dalle isole dalmate, alla Morea, alle isole greche fino a Creta, Rodi e Cipro).

A garanzia del controllo dei mari e a sicurezza dei lucrosi traffici con l’oriente, sempre minacciati dai pirati dalmati, dalla concorrenza genovese e dal perenne pericolo dei Saraceni.

A partire dalla fine del XVII° secolo, questi impegni militari vanno esaurendosi e i conti Brandolini possono dedicare tempo, attenzioni e capitali alla cura e allo sviluppo delle loro proprietà terriere, allo sfruttamento delle risorse del patrimonio agricolo, nonché alla riaffermazione dei loro diritti e privilegi feudali (emblematica figura di questa fase di passaggio è il Conte Guido VIII°, oculato imprenditore e amministratore del territorio della Valmareno).

In questo ampio ambito di attività e interessi, rientrano le varie culture agricole (della vite, dei cereali e dei vari prodotti ortofrutticoli), ma anche l’allevamento dei bovini, ovini, suini e animali da cortile (e le risorse derivanti: latte e latticini, lana, salumi e carni…), la bachicoltura con la produzione della seta, la valorizzazione dell’energia idrica per azionare mulini, magli, folli, segherie… indispensabili alle attività artigianali, lo sfruttamento dei boschi e del legname sia per riscaldamento che a scopo edificatorio…e parallelamente allo sviluppo di queste risorse, la gestione di tutte le entrate derivanti da tasse, gabelle, dazi e concessioni (sulla caccia, sulla pesca, sulla vendita del vino ecc..).

È sufficiente solo qualche numero per renderci conto dell’entità e della consistenza di questo notevole giro d’affari: nella prima metà dell’Ottocento il Conte Girolamo B., nella contea della Valmareno, era proprietario a vario titolo di 667 ettari di terreno; nel solo territorio di Cison era in mano ai Brandolini oltre il 20% della terra.